Barbara Beatrice Lavitola, amministratrice unica di Bibielle Global Translations SL, la rinomata boutique di traduzioni legali e finanziarie con presenza in 4 città europee, ci invita a riflettere su come la professione del linguista e quella dell’avvocato siano oggigiorno più che mai connesse. Lo fa in compagnia dell’Avvocato Alarico Mariani Marini, titolare dell’omonimo Studio e, inter alia, Direttore della Rivista “Cultura e diritti” della Scuola Superiore dell’Avvocatura.
Da più di un decennio infatti la Scuola Superiore dell’Avvocatura del Consiglio Nazionale Forense e l’Accademia della Crusca collaborano per promuovere un dialogo a confronto tra linguisti, avvocati e giudici, accomunati dalla volontà di arricchire il linguaggio forense sempre più di precisione, leggerezza rapidità, cercando di allontanarsi da quel “costume linguistico antiquato, gravato da stereotipi, spesso impervio, e afflitto dai vizi imperituri della prolissità, della pesantezza e dell’aridità gergale”. [1]
Sono aspetti della lingua del diritto che Barbara Beatrice Lavitola conosce molto bene, in quanto ricorrente problematica con gli avvocati stranieri suoi collaboratori Questi,, pur avendo una conoscenza approfondita della lingua italiana, sono talvolta spiazzati dallo stile di redazione tipico degli avvocati italiani che, tra tecnicismi e formalismi, rendono davvero le cose “più difficili di quello che sono”.
Ne “Il testo scritto: il contratto”, Jacqueline Visconti sottolinea come “la classe dei connettivi linguistici rappresenti una delle categorie linguistiche più importanti nella guida alla costruzione dell’interpretazione. A livello semantico i connettivi sono degli operatori che hanno come argomenti le preposizioni che legano: ad esempio, il connettivo perché indica che fra le proposizioni connesse esiste una relazione causale. La lingua crea e proietta tali relazioni nell’universo giuridico: la rete di relazioni intessute dai connettivi tra le preposizioni di un testo dà infatti all’interpete le istruzioni necessarie per la ricostruzione delle rispettive fattispecie giuridiche”.[2]
A detta di Barbara Beatrice Lavitola i testi più difficili da tradurre rimangono comunque quelli degli interrogatori e delle intercettazioni, in cui l’oratore anima il discorso con una serie di metafore e colloquialismi che caratterizzano un parlare decisamente informale e spontaneo, come “la fuffa che era un po’ per tutti” o il “sentirsi preso per i fondelli”.
Se Barbara Beatrice Lavitola sottolinea da un lato la difficoltà linguistica a cui i traduttori devono far fronte, l’Avv. Mariani Marini pone invece l’accento su come la mancanza di chiarezza e concisione degli scritti possa essere uno dei fattori del ritardo nei processi. Ma anche traduzioni mal svolte o interpretariati scadenti in aula d’udienza, porterebbero allo stesso triste risultato, come osserva Bibielle Global Translations SL.
A detta di alcuni è un oltraggio alla nostra cultura, ma è un dato di fatto che, come ci ricorda Jacqueline Visconti, molta contrattualistica italiana, anche se con destinata a regolare rapporti con controparti italiane, si modella oggi sullo share and purchase agreement statunitense, con le varie conseguenze di stile che ne derivano.
La sempre più accentuata internazionalizzazione della prassi contrattuale, specialmente nel diritto bancario e societario, implicherà una semplificazione della lingua giuridica italiana? Lasciamo aperta la riflessione agli avvocati che ci stanno leggendo e che invitiamo a renderci partecipi delle loro opinioni in merito.
[1] Alarico Mariani Marini, Lingua e diritto – Scritto e parlato nelle professioni legali, 2013.
[2] Giá L. Allen, Symbolic Logic: A Razor-Edged Tool for Drafting and Inter-preting Legal Documents, in «The Yale law journal», LXVI (1957), pp. 833 sgg., notava quanti legami logici potessero esser nascosti da semplici congiunzioni, quali e, o, ecc.; si veda anche J. Visconti, Tradurre i connettivi: contratti e testi normativi, in Le nuove frontiere della comparazione, a cura di L. Antoniolli -G.A. Benacchio – R. Toniatti, Trento, 2012, pp. 161-173.
http://www.finanzaediritto.it/articoli/quando-il-linguaggio-giuridico-e%E2%80%99-al-passo-coi-tempi-a-cura-di-bbltranslation-14569.html